1 febbraio 2019 11:57
"L’Italia perde colpi ipotecando il 2019”: questa l’amara sintesi contenuta nell’ultimo rapporto diffuso oggi dal Centro Studi di Confindustria (CSC), che stima per l’apertura di quest’anno una bassa crescita, frutto anche del trascinamento negativo degli ultimi due trimestri 2018, che hanno registrato una flessione del PIL, portando il paese in “recessione tecnica”.
Il PMI manifatturiero (indice composito dell'attività industriale di un Paese) a gennaio cade molto sotto soglia 50, nei servizi è poco sopra, la produzione è stimata quasi piatta - si legge nella nota del CSC -. Anche se il PIL risalisse dal secondo trimestre, è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero.
Un risultato frutto del rallentamento del commercio estero a livello globale, aggravato da un clima di incertezza alimentato da diversi fattori: trend protezionistico, tensioni USA-Cina e in altre aree (Iran, Venezuela), incognite sulla Brexit.
Ne risente anche l’export italiano: le vendite all’estero sono diminuite dello 0,4% in novembre, quelle extra-UE del 5,6% in dicembre, mentre la variazione nel quarto trimestre è positiva solo grazie al rimbalzo di ottobre. Export frenato dal calo verso Turchia, Russia, Cina, Giappone, OPEC e Mercosur. E per i primi mesi 2019 le stime sono all’insegna di una sostanziale stagnazione, sulla quale incide la frenata della produzione tedesca, che storicamente attiva la domanda di semilavorati italiani. La frenata del settore automotive rischia di peggiorare ulteriormente il quadro economico.
Una dinamica che interessa non solo l’Italia, ma l’intero continente: secondo il Centro Studi di Confindustria, l’economia nell'Eurozona continua ad espandersi a ritmi moderati (+0,2% nel IV trimestre 2018); i consumi beneficiano dell'incremento occupazionale e della discesa della disoccupazione (7,9% a dicembre), ma sono frenati dalla fiducia dei consumatori che resta bassa. Prosegue invece il ciclo degli investimenti, per la necessità di espandere la capacità produttiva visto l’alto grado di utilizzo degli impianti. Resta debole, soprattutto, la domanda estera.
A livello internazionale, la crescita negli Stati Uniti si conferma robusta, anche se non mancano le incognite, mentre l’economia cinese rallenta, con l'indice PMI manifatturiero sceso ben sotto soglia 50 a gennaio. Calano l’export e l’import, gli investimenti sono bloccati dai piani di riequilibrio della capacità produttiva in eccesso, attraverso restrizioni sul credito. Il governo da metà 2018 ha avviato politiche di stimolo, ma deve fare i conti con l'alto debito privato.
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