2 ottobre 2023 11:40
Nel corso del convegno dedicato al nuovo regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio, organizzato venerdì scorso a Bologna da Profood, è stato fatto il punto sulla posizione del Governo italiano e sulle strategie messe in atto a Bruxelles per "limitare i danni" di un testo che, così come è scritto, rischia di penalizzare l'industria italiana del riciclo e alcune filiere critiche come quella agroalimentare.
I rischi sono stati illustrati, in apertura dei lavori, da Marco Omboni, consigliere di Profood: "Il PPWR se non modificato rischia di innescare un effetto domino disastroso: i produttori agricoli dovrebbero rivoluzionare i loro metodi di raccolta e conservazione, la logistica in generale si troverebbe prodotti con una durata media minore, condizionata dall'assenza della protezione data dagli imballaggi, mentre la GDO dovrebbe passare da una gestione equilibrata dell’offerta sfuso-confezionato a uno sfuso generalizzato, con l'aumento di scarti e intollerabili sprechi alimentari. E alla fine a rimetterci sarebbe il consumatore, a cui arriverebbe un prodotto più scadente, più costoso, e anche meno sicuro dal punto di vista igienico. Tutto questo senza raggiungere assolutamente nessun miglioramento ambientale”.
A fornire il quadro della situazione sul fronte comunitario sono intervenuti il Sottosegretario del Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci e gli europarlamentari Salvatore De Meo, Carlo Fidanza e Paolo Borchia, tutti impegnati a vario titolo su questo tema.
Per riassumere brevemente il lungo confronto tenutosi a Bologna, al quale sono intervenuti anche esponenti delle filiere maggiormente interessate dal nuovo regolamento - plastica e agroalimentare su tutte -, sembra esserci un fronte compatto degli eurodeputati italiani, apoggiato dal Governo, che si sta muovendo con un approccio pragmatico e non ideologico per modificare alcune norme, in particolare quelle che rischiano di penalizzare il riciclo a favore del riutilizzo.
Un lavoro non facile, in vista della Plenaria del prossimo 20 novembre, dove sarà votata la posizione del Parlamento UE che la Commissione ambiente metterà a punto a fine ottobre. Passato il vaglio di Strasburgo, si apriranno i triloghi con la Commissione e il Consiglio UE dove il testo sarà ulteriormente sottoposto a esame.
"Questa proposta di regolamento, dal punto di vista della Commissione stessa, nasce male - ha commentato Paolo Borchia -. L’Italia non è sola a protestare, sia nel Parlamento, sia nel Consiglio. Bisogna trovare una posizione di sintesi con gli altri Paesi che condividono i nostri interessi”.
L'obiettivo - ha spiegato il sottosegretario Massimo Bitonci (nella foto) - è cercare di licenziare al Parlamento un testo che sia "meno peggio possibile" per poi cercare di emendarlo ulteriormente in Consiglio, dove l'Italia e altri (pochi) paesi contrari all'attuale impianto potrebbero riuscire ad apportare quelle modifiche che in sede parlamentare non sono possibili per mancanza dei numeri necessari.
Si punta anche a guadagnare tempo, ritardando l'iter di approvazione, per evitare che si concludano i triloghi prima della fine dell'attuale legislatura, nella speranza che dalle elezioni europee del giugno 2024 possa uscire un Parlamento con assetti diversi e si possa riprendere a discutere del provvedimento su nuove basi.
"Siamo molto preoccupati per la nostra filiera, ma anche per quelle che sono a valle e utilizzano i nostri prodotti - ha commentato nel corso della tavola rotonda Marco Bergaglio, presidente di Unionplast -. Si tratta di 50.000 impiegati e 4000 imprese, con un moltiplicatore sul PIL di 3,2. L’imballaggio su questi numeri vale il 40%, quando leggiamo nella proposta della commissione che si vuole far calare ogni cinque anni il 5 per cento di questi numeri, capiamo quanto sono grandi i rischi su questa filiera: dovremmo mandare a casa il 15% dei lavoratori”.
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