L'accusa è di bancarotta fraudolenta. Sequestrati beni per 18 milioni di euro.
13 dicembre 2011 14:10
La Guardia di Finanza di Vicenza ha eseguito una serie di perquisizioni in Veneto, Lazio e Piemonte disposte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza sulla base delle indagini avviate in seguito al fallimento della Thermoplast di di Orgiano (Vi), società specializzata nella produzione di articoli ed accessori per la casa, il giardino e l'illuminazione, il cui stato di insolvenza è stato dichiarato il 27 ottobre scorso. La società nel 2010 aveva realizzato un giro d'affari di 18 milioni di euro, ma in passato aveva toccato anche i 30 milioni di euro di fatturato con un centinaio di addetti.
I militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato in via preventiva beni per 17,8 milioni di euro, comprendenti due appartamenti di pregio, un cinema nel centro storico di Vicenza, un capannone industriale di circa 20.000 metri quadri e altri 9 immobili, tra cui due locali commerciali una chiesetta privata e sei appartamenti, oltre a 30 ettari di terreni agricoli e un impianto fotovoltaico collocato sul tetto dei capannoni. Otto gli indagati per bancarotta fraudolenta, tra cui due imprenditori, un consulente finanziario, un commercialista e persone ritenute meri prestanome, residenti tra il Veneto ed il Lazio.
Già dalle prime indagini avviate dai finanzieri erano emerse gravi anomalie di gestione, soprattutto negli ultimi mesi di attività dell'azienda, con distrazione di risorse finanziarie, beni strumentali, macchinari e materie prime in favore di una società controllata serba. Al contempo, erano state cedute, senza corrispettivo, alcune quote di partecipazione detenute dall'impresa in favore di una società svizzera, con sede a Lugano, per un valore di 1,8 milioni di euro, e un intero impianto fotovoltaico, girato a una società immobiliare riconducibile allo stesso amministratore, anche in questo caso senza il pagamento di un corrispettivo.
La Guardia di Finanza ha stimato in via preliminare distrazioni patrimoniali per circa 6,5 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 2,8 milioni di fatture inesistenti, utilizzate fraudolentemente per l'abusivo ricorso al credito bancario. Ulteriori approfondimenti investigativi sulla società immobiliare hanno messo in luce una struttura di società svizzere, statunitensi, rumene e serbe utilizzate dagli indagati per portare a termine un vasto disegno finalizzato a sottrarre beni all'attivo patrimoniale delle società. Le successive indagini hanno convinto il Pubblico Ministero a formulare una richiesta di fallimento anche della società immobiliare, la cui udienza è fissata per il 16 dicembre.
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