18 giugno 2018 16:18
Il settore della trasformazione di plastiche e gomma in Italia tiene, anzi cresce. Ma non la competitività e questo fattore è destinato a pesare nei rapporti con i sindacati in vista del prossimo rinnovo del contratto di lavoro.
Questi i temi principali toccati dal presidente di Federazione Gomma Plastica (FGP), Giorgio Quagliuolo, durante la parte pubblica dell’Assemblea annuale, che ha visto come ospiti il Vice Presidente per il lavoro e le relazioni industriali di Confindustria, Maurizio Stirpe, e il Segretario generale di Filctem-Cgil Emilio Miceli. Inviti non casuali, dato che il tema dell’incontro era “Patti, accordi e contratti: Relazioni industriali 4.0”.
ANDAMENTO DELLE PLASTICHE…Per quanto concerne l’andamento del settore, nella produzione di articoli in materie plastiche operano nel nostro paese 11.000 imprese (il 22% di quelle europee), che l’anno scorso hanno realizzato un fatturato pari a circa 31 miliardi di euro, in crescita del +2,3% rispetto all’anno precedente. Di queste, quelle attive nella prima trasformazione sono 5.100 e impiegano poco meno di 110.000 addetti (il 6,8% del totale degli addetti europei) per un giro d’affari superiore a 15 miliardi di euro, in crescita del +4,7% sul 2016. Il volume di plastiche trasformate nel nostro paese, secondo i dati di Plastic Consult, l’anno scorso si è attestato su 5,81 milioni di tonnellate, contando solo le termoplastiche vergini, ben al di sotto dei 7,1 milioni di tonnellate del 2007, anno record prima della grande crisi. “Rispetto agli anni precedenti mancano ancora all’appello, in termini percentuali di quantità prodotte, il 35% nel comparto della gomma e quasi il 20% nelle materie plastiche”, ha ricordato Quagliuolo.
A fronte di un mercato interno che continua a crescere abbastanza lentamente - ha sottolineato il Presidente di FGP - è grazie all’export che il settore riporta risultati positivi: le esportazioni di articoli in materie plastiche hanno raggiunto complessivamente nel 2017 un valore di 11,7 miliardi di euro (dato a preconsuntivo), con un incremento vicino al 7% rispetto al 2016. La quota di esportazioni sul totale della produzione italiana è quindi pari al 38,7% (37,7% nel 2016) con un saldo commerciale positivo (export/import) di 5,2 miliardi di euro.
…E DELLA GOMMA. Per quanto concerne invece l’altra anima della Federazione, la trasformazione di elastomeri (gomma naturale e sintetiche), l’anno scorso si è chiuso con un leggero aumento della produzione (+1%) per complessive 550.000 tonnellate, sintesi di un +3% messo a segno dagli pneumatici a fronte di un –1% registrato nel comparto degli articoli tecnici in gomma.
Nei primi mesi del 2018 si è riscontrata una partenza più che positiva; il dato stimato della produzione dei primi cinque mesi dell’anno vede infatti una crescita del +2% per gli pneumatici e del +5% negli articoli tecnici.
L’anno scorso e i primi mesi del 2018 mostrano un andamento a due velocità per quanto concerne disponibilità e prezzi delle materie prime: le gomme sintetiche hanno visto una forte accelerazione dei prezzi nel corso dell’anno, solo in parte rientrata, con un aumento medio nell’ordine del +30%; stesso trend per il nero di carbonio (carbon black), con un aumento medio del +20%. Viceversa, la gomma naturale ha registrato un calo dei prezzi generalizzato, con una diminuzione media nell’ordine del 20-30%. L’anno in corso è iniziato sulla stessa linea, afferma Federazione Gomma Plastica: ulteriore incremento dei costi della gomma sintetica, nell’ordine del 10-20% rispetto a dicembre 2017, a fronte di un trend al ribasso per la gomma naturale (5-10%).
DAVVERO NEMICI DELL’AMBIENTE? Quagliuolo ha voluto ricordare anche la pressione mediatica sull’industria delle materie plastiche. “Siamo diventati il nemico numero uno dell’ambiente - ha affermato in Assemblea -. I mass media ci restituiscono quotidianamente immagini di città, campagne, fiumi, mari e oceani invasi dai rifiuti, molti dei quali (ma non tutti) costituiti da frazioni plastiche. Rifiuti che vengono restituiti in natura prima di tutto dall’incuria, individuale e collettiva, e dall’incapacità di molte pubbliche amministrazioni di gestire il flusso di residui di una vita quotidiana i cui tempi sono diventati frenetici”.
Un problema reale che però, secondo Quagliuolo, non si risolve con “il mito della biodegradabilità, della compostabilità, del ritorno a materiali considerati, a volte demagogicamente, più naturali”. Nella sfida verso un utilizzo efficiente delle risorse naturali, l’industria della plastica e della gomma è impegnata con soluzioni tecnologiche e innovazioni - ha ricordato Quagliuolo -, citando come esempi l’aumento della shelf-life degli alimenti reso possibile dalle moderne soluzioni di packaging e il contributo dei materiali isolanti all’efficientamento energetico degli edifici.
"Chiunque creda in una facile sostituzione dei polimeri nei loro settori applicativi dovrebbe prima fare i conti con i risparmi di emissioni di CO2 resi possibili dalle loro applicazioni - ha affermato -. La propaganda demagogica, ovvero il tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni e manipolare cognizioni, si sostituisce spesso al raziocinio, alla facoltà di ragionare e di riflettere con equilibrio e buon senso”. con il risultato di installare nei cittadini “istinti anti-industriali”.
La soluzione? Per il Presidente di Federazione Gomma Plastica (e di Conai) è puntare sull’economia circolare: “Da vero Paese moderno, e da brava Europa moderna, dovremmo coniugare la razionalizzazione dei consumi con l’integrazione di recupero meccanico e recupero energetico dei rifiuti in soluzioni urbane innovative. Questi impianti, se costruiti e gestiti secondo le migliori pratiche europee, non hanno bisogno di essere confinati né di essere messi al servizio di piccoli territori virtuosi”.
RELAZIONI INDUSTRIALI. Una parte rilevante della relazione di Quagliuolo e del successivo confronto con Miceli è stata dedicata al tema del rinnovo contrattuale e dello spinoso tema del recupero degli scostamenti inflattivi, risolto con l’accordo del 2 maggio scorso dopo un lungo braccio di ferro costato anche qualche giorno di sciopero (leggi articolo). Gli occhi sono ora puntati sul rinnovo del Contratto di lavoro che dovrà tener conto dell’accordo ratificato il 9 marzo da Confindustria e dai tre principali sindacati Cgil, Cisl e Uil (“Patto per la Fabbrica”), con l’introduzione di due novità di rilievo: la definizione (o ridefnizione) dei modelli contrattuali, compreso il meccanismo per il recupero dell’inflazione (che non ha più un andamento lineare monodirezionale) e l’introduzione del Trattamento Economico Minimo (TEM), ovvero l’incremento dei minimi tabellari, e del Trattamento Economico Complessivo (TEC), che comprende tutte le voci contrattuali con ricaduta economica, principalmente quelle riconducibili al welfare aziendale.
“Negli ultimi anni - ha ricordato Quagliuolo - gli incrementi retributivi sono stati del tutto slegati dall’andamento della produttività, contrariamente a quanto è accaduto in Germania o in Spagna, paesi che hanno così guadagnato in competitività di costo del lavoro per unità di prodotto, un lusso questo che non possiamo più permetterci. Senza contare che nel nostro paese dobbiamo fare i conti con un tasso di assenteismo medio del 4,5%”.
Per quanto concerne il prossimo rinnovo contrattuale, la cui scadenza è stata prorogata a giugno 2019 (le linee guide saranno elaborate entro il 30 settembre 2019), Il presidente di FGP auspica che sia “un modello contrattuale non conflittuale, non etichettabile e non riconducibile al contratto dei chimici o dei metalmeccanici ma che, prendendo a riferimento prioritariamente le esigenze delle aziende e dei lavoratori del nostro settore, sia ad essi ed alle loro esigenze rispondente”. Dovrà essere “un modello adeguato ai processi di trasformazione e di digitalizzazione della manifattura, nei servizi innovativi e tecnologici di supporto all’industria attraverso relazioni industriali autorevoli, affidabili, dinamiche e qualificate”, che tenga quindi conto delle evoluzioni apportate dal nuovo paradigma Industria 4.0.
INTERVENTI DI STIRPE E MICELI. Nel corso della tavola rotonda seguita all’intervento del Presidente, il Vice Presidente per il lavoro e le relazioni industriali di Confindustria, Maurizio Stirpe, ha illustrato i principali punti e obiettivi dell’accordo interconfederale del 9 marzo scorso, ricordando che la produttività nel nostro paese non è più aumentata dopo l’ingresso dell’Italia nell’euro.
Il segretario di Filctem-Cgil, Emilio Miceli, ha sottolineato invece i rischi della disintermediazione sociale, che questo Governo sembra aver scelto come prassi di confronto, rivolgendosi direttamente ai cittadini e mettendo all’angolo le controparti sindacali e industriali. Ha poi convenuto con Quagliuolo che il rinnovo del CCNL gomma-plastica debba seguire una propria strada diversa da quella imboccata dei chimici e dei metalmeccanici, ma che bisogna sollevare i lavoratori dall’”ansia contrattuale” individuando meccanismi che consentano di recuperare l’inflazione senza però arrivare - come avvenuto tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del 2018 - a decurtazioni della busta paga.
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