Netta
opposizione a
penalizzazioni fiscali o di altro genere per il settore plastica, disponibilità delle imprese per potenziare il riciclo e far crescere una reale consapevolezza dell'impronta ambientale dei diversi prodotti e materiali: è questo il messaggio uscito dal convegno "
L'industria della plastica tra sostenibilità e innovazione" organizzato ieri a Lucca da
Confindustria Toscana Nord e
Unionplast - Federazione Gomma Plastica.
Tra i temi toccati nel corso della mattinata il quadro normativo europeo e nazionale, il ciclo di vita delle plastiche, il recupero e riciclo, la necessità di diffondere sensibilità e informazione per un corretto smaltimento.
DECIDERE IN BASE ALLA LCA. “È cresciuta l’attenzione per l’ambiente, cosa che apprezziamo come cittadini e come imprenditori – ha dichiarato
Fabia Romagnoli, componente il Consiglio di presidenza e consigliere con delega alla sostenibilità di Confindustria Toscana Nord -, ma la diffusione della cultura ambientale non è andata di pari passo. La sensibilità ambientale deve sostanziarsi in una visione corretta e ponderata della realtà, non tradursi in una
emotività eticamente lodevole ma non sostenuta da basi scientifiche". "Per questo - ha aggiunto - uno dei messaggi che abbiamo voluto mandare con questo convegno è che per stabilire quale impatto abbia effettivamente un prodotto sull'ambiente non ci si può fermare a impressioni soggettive ed episodiche, ma bisogna considerarne l'intero ciclo di vita, secondo la tecnica
LCA (Life Cycle Assessment): progettazione, acquisizione delle materie prime, fabbricazione, distribuzione, utilizzo, fino al suo fine vita”. “E non basta neanche fare queste valutazioni: bisogna anche
confrontare il ciclo di vita di quello specifico prodotto con quello dei prodotti con cui dovremmo sostituirlo se decidessimo di farne a meno - ha sottolineato Romagnoli -. Solo ragionando in questi termini si può definire un prodotto come più o meno ecosostenibile”.
PLASTICS TAX. Il convegno ha affrontato anche la direttiva europea sugli
articoli monouso, che nei prossimi due anni potrebbe portare ad una drastica riduzione, e la
plastics tax introdotta nella Legge di bilancio 2020, in fase di esame al Senato. "Tassando la produzione di plastica si mettono
in ginocchio le
aziende o le si induce a riversare l’onere sui
consumatori: niente di più né di diverso - ha dichiarato Romagnoli -. Soprattutto, niente di virtuoso dal punto di vista ambientale, ma una sottrazione ai bilanci aziendali di risorse che potrebbero essere destinate all’innovazione". "La plastica è diventata un
capro espiatorio. Bisognerebbe lavorare di più invece sul
riciclo, e non solo con la ventilata introduzione, accanto alla tassa, di un credito d’imposta del 30% per riconvertire gli impianti in questa direzione. Una misura positiva, questa, ma ciò che veramente manca è un mercato pronto a recepire i prodotti in plastica riciclata senza diffidenze". A questo proposito, Romagnoli ritiene decisivo l’avvio di un un
piano nazionale in questa direzione, che parta dal mercato.
PLASTIC FREE É DANNOSO. Sulla stessa linea si è espresso il presidente di Unionplast,
Luca Iazzolino: "La sostenibilità della plastica fa i conti con la disinformazione - ha affermato . Plasticfree è uno slogan che danneggia il paese, il lavoro e i consumatori come qualunque tassa priva di una concreta etica ambientale. Dovremmo piuttosto far comprendere che senza la plastica gli impatti ambientali complessivi sarebbero più gravi benché non immediatamente tangibili come un rifiuto di plastica abbandonato. La vera sfida è far sì che i
rifiuti siano 'gestiti’!"
Al convegno è stato sfiorato anche il tema delle bioplastiche, rispetto alle quali le imprese non hanno alcuna preclusione, anche se non si prestano a tutti gli usi.