7 giugno 2022 08:48
Per il comparto italiano dei beni strumentali il 2021 è stato indubbiamente un buon anno, il migliore di sempre, con un fatturato attestatosi per la prima volta sopra i 50 miliardi di euro, il +21,6% in più rispetto al 2020. Un valore che non solo riporta il settore ai livelli pre-Covid, ma che supera anche il record segnato nel 2018.
I dati arrivano da Federmacchine, la federazione che riunisce i principali comparti dei beni strumentali, tra cui i macchinari per la trasformazione di materie plastiche e gomma e la produzione di imballaggi.
Se le esportazioni sono ritornate sui valori pre-pandemia, a 32,9 miliardi di euro (+18,1% rispetto al 2020), il dato più interessante riguarda le vendite dei costruttori italiani sul mercato domestico, cresciute l'anno scorso di ben il +28,6%, toccando i 17,5 miliardi di euro. Considerando anche le importazioni (+31,7% a 9,6 miliardi), la domanda interna di beni strumentali si è attestata a 27,2 miliardi di euro (+29,7%), valore mai raggiunto in passato. Il rapporto export/fatturato è così sceso di due punti percentuali, a 65,2%.
“Archiviato il 2020 flagellato dallo scoppio della pandemia, l'anno scorso le imprese italiane del bene strumentale sono state protagoniste di una performance davvero eccezionale - commenta soddisfatto Giuseppe Lesce, presidente di Federmacchine (nella foto) -. Al punto che i dati di chiusura di anno appena presentati risultano decisamente superiori alle stime che il Gruppo Statistiche aveva elaborato nel luglio scorso in occasione dell’assemblea annuale della federazione”.
“Il mercato italiano, sostenuto dagli incentivi 4.0, ha premiato la nostra offerta facendo volare il dato delle consegne dei costruttori e incentivando anche le importazioni - aggiunge -. Ne deriva un’industria manifatturiera certamente più competitiva rispetto al passato, poiché dotata di tecnologie recenti e larga maggioranza digitali e interconnesse”.
Anche alla luce di questi risultati, Federmacchine chiede al Governo di proseguire sulla strada degli incentivi legati a Industria 4.0, in quanto "la consapevolezza della necessità di innovare gli impianti manifatturieri si sta allargando ad una platea sempre più ampia di imprese". La proposta avanzata da Federmacchine è di rendere questi incentivi strutturali, in modo tale da accompagnare in modo continuo e costante l’evoluzione tecnologica delle fabbriche, ragionando su un sistema che preveda, anche oltre il 2025, "il mantenimento di queste misure, riducendo eventualmente le aliquote del credito di imposta attualmente in vigore”.
Federmacchine chiede anche la costituzione di un tavolo di lavoro con Ministero Sviluppo Economico e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per la definizione di nuovi canali di approvvigionamento delle materie prime in alternativa a quelli abitualmente utilizzati e ora interrotti dalla situazione contingente - la pandemia prima, la guerra in Ucraina poi - così come interventi per calmierare i costi dell’energia per i cittadini e per le imprese.
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